Terapia Breve Strategica
domande frequenti
La Psicoterapia Breve Strategica è un intervento breve e focale, organizzato generalmente nell’arco di 10 sedute. La maggior parte dei miglioramenti avvengono già nel corso delle prime sedute; le successive sono dedicate al consolidamento dei risultati ottenuti e del nuovo equilibrio personale.
La durata di ogni seduta non è mai predeterminata, ma varia in maniera flessibile (solitamente tra i 20 e i 45 minuti) a seconda di numerosi fattori, fra in quali il tipo di disturbo presentato, la fase della terapia e gli obiettivi che il terapeuta si propone di raggiungere nel corso di quel singolo incontro.
Nelle prime fasi del trattamento la cadenza è generalmente ogni 15 giorni, salvo alcune eccezioni in cui, per le prime sedute, si ritiene sia meglio vedersi una volta a settimana.
Una volta ottenuti i primi sostanziali miglioramenti le sedute vengono ulteriormente distanziate (a 3 settimane, un mese, due mesi) per permettere alla persona di consolidare il cambiamento avvenuto e sperimentare le proprio risorse in maniera sempre più autonoma dalla figura del terapeuta. Il percorso si conclude con 3 controlli (follow-up) condotti a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia.
La terapia breve strategica è un intervento di tipo psicoterapico e, come tale, non prevede l’ausilio di farmaci. Nel caso di disturbi molto acuti o invalidanti, però, capita spesso che la persona che richiede l’intervento stia già seguendo una terapia farmacologica. In questi casi, è importante che la persona eviti di sospendere la terapia farmacologica durante l’intero corso della psicoterapia, mantenendo invariate le prescrizioni mediche. Una volta portata a termine la terapia, sarà compito del terapeuta valutare, congiuntamente con il paziente e con il medico/psichiatra, l’opportunità di scalare gradatamente la terapia farmacologica fino ad arrivare, quando possibile, alla sua totale interruzione.
I risultati delle ricerche effettuate negli ultimi 30 anni hanno mostrato non solo un’elevata efficacia dell’intervento (88%), ma anche il mantenersi di tali risultati nel tempo, come emerso chiaramente dai follow-up condotti a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia, che hanno evidenziato una minima presenza di ricadute e l’assenza di spostamenti del sintomo.
Nei casi di problemi non particolarmente acuti e impedenti non è necessario un intervento di psicoterapia, ma si può intervenire con una consulenza breve strategica, articolata in un numero limitato di sedute (solitamente inferiore a 5). Questa tipologia di intervento appare particolarmente indicata per tutti coloro che necessitano di trovare soluzioni rapide ed efficaci a problemi non invalidanti, quali problemi sentimentali o di coppia, difficoltà relazionali con colleghi, problemi di relazione genitori-figli, problemi scolastici, blocchi della performance, etc.
Capita spesso che i genitori rilevino nei figli dei segnali preoccupanti ma che questi, spesso adolescenti, rifiutino di accettare l’esistenza di un problema o la necessità di consultare uno specialista. Può trattarsi di un vero e proprio disturbo (alimentare, fobico, depressivo, etc) o di difficoltà scolastiche e problemi di tipo relazionale (difficoltà con i coetanei, aggressività verso i familiari, etc). In tutte queste situazioni, il terapeuta strategico è solito fare un primo incontro con i genitori e dare loro indicazioni concrete su come modificare il proprio comportamento con il figlio/a. Questo intervento può configurarsi come a una vera e propria “terapia indiretta”, condotta cioè solo tramite i genitori, o può rappresentare il primo passo per coinvolgere il figlio/a nella terapia. Accade sovente, infatti, che sulla scia dei cambiamenti messi in atto dai genitori il ragazzo/a, inizialmente oppositivo, diventi invece disponibile a richiedere un aiuto diretto.
Si, e lo fa nella maggior parte dei casi in maniera indiretta, cioè lavorando tramite i genitori e senza il bisogno di far venire il bambino in terapia. Fino alla preadolescenza, infatti, la via principale per produrre dei cambiamento rapidi e persistenti in un bambino passa attraverso i genitori, che vengono guidati tramite indicazioni concrete ad intervenire sul problema del figlio, portandolo rapidamente alla sua risoluzione.
Accade molto frequentemente che una persona che vive un momento critico non sia in grado di definire con chiarezza il proprio stato di disagio o si senta immersa in uno stato di sofferenza dai contorni non ben delineati. In questi casi, il primo compito di un terapeuta strategico è proprio quello di guidare ed aiutare la persona a definire in modo più preciso la propria situazione e a concordare l’obiettivo di trattamento su cui lavorare. Un intervento strategico è quindi indicato ogniqualvolta sia possibile concordare uno o più obiettivi su cui lavorare, anche in assenza di un problema chiaramente definito.
La Terapia Breve Strategica non presenta alcuna “controindicazione” rispetto alla coesistenza di altri interventi terapeutici, poiché rappresenta una modalità di lavoro del tutto originale. Di conseguenza, la persona che sta seguendo una psicoterapia di altro tipo o una terapia farmacologica può rivolgersi ad un terapeuta strategico senza dover interrompere il trattamento attualmente in atto.
Una persona che vive una difficoltà di coppia può rivolgersi direttamente a un terapeuta strategico senza necessariamente dover coinvolgere il partner. È piuttosto frequente, infatti, che lavorando con solo uno dei due membri della coppia si riescano ad introdurre già cambiamenti significativi nel rapporto. Tali cambiamenti possono portare alla totale risoluzione del problema presentato o permettere, in un determinato momento, di motivare anche il partner a partecipare alla terapia.